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“Perché provo attacchi di panico? Come posso calmarmi quando arrivano? Come li risolvo definitivamente?”

Paola è una giovane ragazza di circa 25 anni. Mi contatta per comprendere il motivo dei suoi attacchi di panico e per sapere cosa può fare per risolvere la sua situazione. Racconta che ha sentito improvvisamente un’intensa paura di impazzire, a volte … paura di morire, un senso di soffocamento, una sudorazione eccessiva, tachicardia e altri sintomi ancora (…). È come se improvvisamente un’intensa energia emotiva irrompesse nella sua coscienza personale rompendo gli argini di quel contenitore psicologico formato dalla propria visione del mondo, dalle proprie convinzioni e dai bisogni che guidano i suoi comportamenti. A volte chi soffre di attacchi di panico ricorre a farmaci e questo specifico trattamento spesso è insufficiente. Anzi pur essendo utile nelle acuzie, se non accompagnato a un’adeguata terapia di tipo psicologico, il trattamento farmacologico mette in secondo piano la paradossale funzione “positiva” del disturbo stesso. In altre parole mette in secondo piano una necessità di cambiamento. Come Paola, le persone che vivono questo disturbo hanno una visione ristretta di se stessi e del mondo in cui vivono. Per questo è importante interrogarsi su ciò che sta accadendo nella loro vita.

Dalla paura della paura verso il nuovo coraggio

A volte si manifesta il pericoloso ciclo della “paura della paura” e in alcuni casi può essere necessario l’uso del farmaco. Per risolvere il disturbo da attacchi di panico è utile accostarsi ai simboli che emergono nei sogni, nelle associazioni e nei racconti che la persona porta in terapia per costruire il nuovo modo di interpretare la propria realtà e il proprio rapporto con il mondo e con se stesso. Si tratta di trasformare l’immagine di sé e della propria realtà in una nuova e utile rappresentazione che soddisfi il bisogno di manifestarsi di un’energia vitale della quale l’individuo è inconsapevole. Altri elementi che predispongono agli attacchi di panico sono l’insicurezza e la “paura della separazione”. In generale emerge un significato soggettivo coerente con le esperienze del passato: può essere che nella primissima infanzia siano stati vissuti rapporti freddi e distaccati con i familiari; può essere mancata quell’esperienza di empatia, di comprensione e di condivisione utili a superare intense esperienze emotive e affettive. Quando c’è un attacco di panico il legame di dipendenza viene vissuto dall’individuo in modo più intenso; per cui egli non riesce più ad allontanarsi da quel luogo sicuro che è la propria casa senza essere accompagnato da qualcuno e ripete così un bisogno primario di contatto e di comprensione. Tutto questo riguarda la sfera personale e l’unicità della storia del paziente.

Il Dio Pan … da cui prende il nome l’attacco di panico

Se vogliamo invece rintracciare il “valore nascosto del panico”, dobbiamo rintracciare alcuni elementi di significato comuni nella mitologia. I miti sono i sogni dell’umanità attorno ad esperienze comuni che l’uomo ha vissuto nella storia e descrivono in forma simbolica processi vitali che emergono dall’inconscio collettivo. Essi rappresentano la descrizione simbolica di processi vitali psicosomatici . Nella mitologia greca Pan è il Dio della natura, è lo spirito stesso della natura in tutte le sue forme. È un Dio selvaggio, un Dio della vegetazione, dei ruscelli, dei boschi, degli animali, degli abissi. Rappresenta la parte istintiva dell’ “universo uomo”. È rappresentato per metà umano e per metà animale.  Vaga attraverso i boschi inseguendo le ninfe, danzando e suonando il suo flauto magico, strumento con il quale le seduce e le conquista. Pan (o Dioniso per gli antichi romani) rappresenta simbolicamente l’istinto, la passione, la sessualità e l’energia primitiva (mentre la Nife rimandano alla psiche).

In genere in chi come Paola prova attacchi di panico, queste esperienze fondamentali sono rimaste inascoltate da molto tempo. Vive senza saperlo in superficie, ingabbiato dentro ad un ruolo e a una maschera rigida di se stesso. Dal profondo la Forza Panica irrompe violentemente portando con sé una domanda di cambiamento. L’attacco di panico indica che da molto tempo è mancata una chiara consapevolezza della propria identità profonda. Il suo aspetto drammatico sta proprio nel fatto che, sebbene molti elementi indichino la necessità di aprire a un libero fluire delle energie vitali (cioè il darsi delle prospettive nuove e il bisogno di ammorbidire alcuni aspetti personali), accade esattamente il contrario. La persona si fa accompagnare da altri, vive nella dipendenza, rimane a casa, riduce i contatti con le altre persone. In altre parole lotta contro “le irruzioni del Dio Pan” e si difende inconsciamente da ciò che sta accadendo. In questo modo viene a crearsi una patologia nella patologia; il numero di comportamenti di evitamento aumenta ed essi si protraggono per mesi e a volte per anni.

Immagina! In natura puoi vedere agire il “Dio Pan” quando arriva la primavera che risveglia dal sonno e dal torpore dell’inverno, portando con sé la freschezza di un anno nuovo.

Il “panico” nell’uomo; simbolicamente si mostra anche come il Dio dei sogni, sicuramente degli incubi, e  se all’inizio ciò che emerge può essere pauroso, man mano che l’individuo si accosta ai contenuti simbolici dei propri sogni, alle immagini personali e alle fantasie ad esso legate, alla fine rivelerà i suoi tesori.

La ricchezza che il “Dio Pan” mostra è la direzione del cambiamento verso una consapevolezza di se stessi e verso un nuovo benessere.

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